Annalisa Scarrone, l’intervista: “Nali”, il primo videoclip e la somiglianza con la Amoroso e Meg
Annalisa Scarrone, la seconda classificata di “Amici” nel 2011 è oggi su Panorama.it.
Vi abbiamo presentato qualche settimana fa il suo album d’esordio “Nali“, così dopo l’ottimo successo ottenuto del disco che si attesta nella sua seconda settimana di presenza in classifica Fimi al terzo posto degli album più venduti in Italia, è oggetto di una nostra lunga intervista.
La incontriamo in un tiepido pomeriggio di sole primaverile e ha tutta l’aria di chi vive questo periodo di promozione con l’entusiasmo controllato di chi in realtà vorrebbe solo cantare. Non si è fatta coinvolgere troppo dal tritacarne televisivo e oggi mantiene un atteggiamento deciso ma piuttosto serafico.
Una ragazza semplice come se ne vedono poche oggi. Un giovane talento che non ha l’aria vanitosa di chi vuole emergere a colpi di provocazioni e cattiverie. I suoi occhi sono quelli di una ragazza combattiva, concreta e con una sensibilità tutta da scoprire. Ed è per questo che abbiamo voluto chiacchierare un po’ con lei.
Cosa ne pensi del vincitore Virginio, oggi e a freddo?
“Non posso che parlarne bene, nella prima fase del programma eravamo sempre insieme e ci siamo supportati a vicenda. Ci siamo anche sentiti in questi giorni per chiederci come va anche rispetto a tutto quello che ci sta succedendo oggi, dopo ‘Amici’. Non sono arrabbiata con lui o per la sua vittoria.
All’inizio pensavo che in un programma come questo avrei preso solo bastonate. Nell’ambiente televisivo non ci si rende conto dell’apprezzamento reale delle persone e non potevo immaginare che nel televoto finale ci sarebbe stato così poco scarto.
Mi consola il fatto di aver vinto comunque la borsa di studio grazie al premio della critica, ma non posso negare che arrivata fin lì, mi sarebbe piaciuto vincere”.
Cosa rappresenta per te “Nali”?
“Rappresenta quello che volevo fare da tanto tempo: guadagnare un primo punto di partenza nella musica, quando quell’obiettivo è l’unica cosa principale della tua vita. Questo album per me è una grande occasione da sfruttare al meglio”.
Anche perché sei la stessa persona che ha provato la strada “tradizionale”, rivolgendoti alle major con la tua demo…
“Sì. Prima di fare quel passo e il relativo ‘viaggio della speranza’ ci ho pensato tanto e forse anche troppo perché in realtà desideravo portare avanti gli studi. Riesco a fare bene una cosa per volta, quindi sono contenta di aver fatto la scelta giusta. Mentre frequentavo l’università a livello musicale non ero abbastanza lucida.
Facevo le mie serate con la cover band o con il gruppo jazz nel circuito di Savona, ma solo dopo la laurea mi sono concentrata per raggiungere questo traguardo al cento per cento”.
Pare tu sia anche un po’ musicista: è vera questa cosa?
“In realtà ho studiato per quattro anni in accademia musicale flauto traverso e ho imparato fin da piccola a suonare la chitarra classica e il pianoforte. Non sarei oggi in grado di suonare ad alto livello, ma mi accompagno bene nel canto in modo basilare”.
Quando cantavi nella band che tipo di cover facevi?
“Ne ho fatte di tutti i colori. Cantavo pop-rock, sopratutto Elisa, Alanis Morissette, i Cranberries. Facevamo anche un repertorio più metal come i Lacuna Coil, i The Gathering e gli Evanescence e ho avuto anche una parentesi elettronica. Quando facevo jazz, si suonava musica standard ma anche pezzi riarrangiati”.
Come mai hai studiato proprio fisica? Non è comune per una ragazza con velleità artistiche…
“Ho studiato al liceo scientifico, mio padre è un matematico e insegnante come mia mamma. Così quando ho dovuto scegliere cosa fare mi è sembrata la scelta più naturale.
Ho faticato molto però, la facoltà a cui mi sono iscritta a Torino era ed è molto esigente, ma si è rivelata una grande scuola di vita. Impari a non arrenderti mai. D’altronde a 19 anni mi sono trasferita in Piemonte scegliendo di andare ad abitare da sola”.
I tuoi genitori, insegnanti. In che modo raccontano il pubblico che ti ama, fatto anche di giovani e adolescenti?
“Sono due persone che vivono con entusiasmo il loro lavoro e vivono per gli alunni. In paese dicono che mio padre vuol più bene ai suoi alunni che a me. Papà ha un’attenzione particolare anche per quei ragazzi con situazioni problematiche. Mia madre ha subito suo malgrado il dover lasciare il lavoro per la maternità quando sono nata. Insomma: amano quello che fanno”.
E la tua grande amica, che ha persino coniato il soprannome che è poi diventato nome dell’album - “Nali” - cosa fa?
“Lei è una vera scienziata. Siamo ancora molto vicine ma oggi si è imbarazzata parecchio per essere stata messa in mezzo nelle interviste, perché è una ragazza molto riservata e con un carattere davvero particolare”.
Quante canzoni hai scritto finora, visto che sei anche autrice?
“Sono moltissime, ho iniziato da piccolissima e non ho mai smesso. Il problema è che non le ho trasformate in provini. Ho sempre scritto le mie cose sul computer, appena ci sarà più tempo le dovrò riprendere.
Nel presente però hai un bel singolo, “Diamante lei e luce lui”.
“Sì, venerdì scorso abbiamo girato anche il videoclip ufficiale per la regia di Marco Salom. Lo abbiamo registrato di notte in un bosco, in un maneggio dietro Malpensa. È stato particolare perché non ho mai fatto un clip prima d’ora, quindi avevo tanta paura.
Non sapevo cosa fare, ho avuto tanto freddo e pioveva: però sarà bello e molto naturalistico. Uscirà nelle prossime settimane”.
Loredana Errore ha detto di amarti molto. Un po’ per solidarietà tra seconde, un po’ per la tua musica. Cosa pensi di lei?
“L’ho vista due volte ai provini, quando mi ero già presentata nell’anno in cui lei ha partecipato e devo dire che è una persona di una gentilezza e di un’educazione incredibile. Quando canta è particolarissima: è un bene che tiri fuori la sua più vera personalità”.
Come si sente una “piccola briciola”, timida e con un carattere semplice, nel competitivo mercato discografico dove anche gli emergenti tendono a sembrare invece armadi a quattro ante?
“Mi sento bene, perché io sono così. È un mio modo d’essere che nasce dalla cultura, dalla famiglia ed è il risultato di tante cose che mi sono successe nella vita. Non mi piace darmi tanta importanza“.
Hai faticato nell’incontro con il pubblico diretto negli store italiani?
“No, è stata piuttosto una vera sorpresa. Ho visto tanta gente felice di vedermi, mi hanno regalato lettere costruite con i titoli delle canzoni e un sacco di dediche. Mi ha colpito molto il disegno fatto da una bambina piccolissima con la mia tuta verde e i capelli rossi”.
Il 26 marzo è previsto un “download day” per sostenere il tuo successo sul web, grazie all’aiuto del tuo fan club ufficiale su Facebook. Cosa pensi di queste operazioni che sostengono in modo così forte l’esordio di un’artista?
“Non lo sapevo e la cosa mi stupisce. Quello che di bello sta arrivando in queste settimane mi sembra tutto troppo: a loro non posso che dire grazie.
Sono felice che ci siano così tante persone a casa che mi apprezzano in questo modo. Non mi sembra vero”.
Sfida tra rosse: cosa ne pensi di Noemi?
“Mi piace tantissimo. Quando è stata eliminata da X Factor prima della finale ero shockata. Ci sono rimasta davvero male”.
Gioco delle somiglianze: qualcuno dice che in alcuni brani dell’album ricordi Alessandra Amoroso…
“Nel mio disco ci sono canzoni scritte da autori che sono anche della Amoroso. Credo che quando un autore risulta riconoscibile, questo è un suo punto di forza.
A ogni modo penso che la voce e le personalità mia e di Alessandra siano molto diverse. Spesso ci si fa guidare dal fatto che siamo entrambe uscite dallo stesso programma”.
Ma ci sono altri, compresi noi, che dicono che in altre canzoni assomigli molto anche a Meg…
“L’ho sentito dire molte volte. Io conosco molto bene i 99 Posse e ho seguito la carriera di Meg da solista. Però a quel punto bisogna dire anche che il suo modo di cantare ricorda Bjork. Questo è assolutamente normale: si ascolta tanta musica ed è bello che nel canto ci sia dentro ciò che ami di più”.
C’è qualcuno a cui oggi non devi dire grazie?
“Nessuno in particolare, per fortuna. Ma vengo da un paese piccolo dove tanti giovani ci provano o vorrebbero provarci. Quando ci si confrontava in passato c’era poca solidarietà e tanta, troppa competizione”.
Alessandro Alicandri