Annalisa, Non so ballare - Recensione

Ultima modifica: 08 Marzo 2014

Soundblog.it del 18 Marzo

E’ da pochi giorni uscito il video ufficiale di “Scintille” il brano in gara per Annalisa a Sanremo 2013. Il pezzo è uno dei due presentati all’Ariston e preferiti dal pubblico. L’altro era “Non so ballare”, titolo omonimo del nuovo disco della cantante.

Annalisa, come già detto in diverse occasioni, è figlia del talent show “Amici di Maria De Filippi” ed è riuscita, col tempo, ad acquisire una sua credibilità artistica. E’ uno degli artisti un po’ anomali, che ha scelto la tv per mettersi in gara, non ha vinto ma non si è mai nemmeno lasciata andare a discussioni e polemiche. Sia all’interno del programma stesso, sia negli anni a seguire. E’ un’artista raffinata, giovane, allo stesso tempo forse più “algida” -come immagine- rispetto ai personaggi ex talent che siamo abituati a conoscere. Eppure, forse proprio questa è la sua forza. Qualche mese prima di partecipare a Sanremo 2013, ci aveva confessato il grande desiderio di poterci essere lei, questa volta, e non a vederlo solamente da casa, come ogni anno. Ce l’ha fatta, nella prima votazione era anche tra i primi tre finalisti, poi è scivolata più in basso nella classifica finale. Ma non è stata bersagliata o criticata. Ha portato, anche questa volta, a fondo il proprio dovere, esibendosi con il brano “Scintille”, prima traccia dell’album. La recensione del disco la trovate cliccando dopo il salto

Scintille la conosciamo già, con quel sound quasi retro e dal sapore leggero e spensierato che musica e voce creano, per un pezzo radiofonico e veloce di Galbiati e Faini. “Alice e il blu” cambia già ritmo raccontando una sorta di favola con un nome probabilmente non scelto a caso (”Alice non era ancora felice, voleva ancora di più, il ragazzo dagli occhi di perla le disse “Cos’altro potrei fare?” “Guarda più in alto e arriva lassù e portami un pezzo di blu”)

A modo mio amo porta la firma di Roberto Casalino (autore, recentemente, proprio di “L’essenziale” di Marco Mengoni) con un pizzico di nostalgia nel raccontare il proprio modo di amare, come rivela il titolo, un sorta di personale elenco in musica (”Amo chi è stato ed è parte di me, Amo a chi non cerca a tutto un perché, Amo ogni aspetto della vita mia”). Ed è ancora settembre porta la firma di quattro autori (Faini, Amati, Campedelli e Cecere) e ben raffigura un senso di malinconia (”Bisogna sempre e solamente correre, bruciare tappe e favole in velocità”). Insieme al precedente, un potenziale ed efficace singolo.

Spara amore mio è un brano dedicato e cantato al proprio amato, con lucida razionalità unita ad pizzico di follia (”Baciami senza rancore e sparami senza aspettare”, “Quanto fa male l’amore se è solo uno sparo nel cuore”). Nessun lamento di dolore o amore, ma una voce controllata, tra attimi di vocalità ludica e altri più duri. Io tu e noi è una dedica d’amore ma, anche in questo caso, nessuno spazio al sentimentalismo spicciolo o troppo sdolcinato. Con atmosfere quasi da cabaret (”Il calore che non hai, io lo ruberei al sole siamo come Bonnie e Clyde”) con cori e vocalizzi da operetta. Tutta l’altra gente vede anche la firma di Annalisa (insieme a Perris), al centro un racconto di un amore che spiazza, isola ed estranea il resto che non ha quegli sguardi e non può capire (”E tutta l’altra gente vede un altro cielo sopra sé e tutta l’altra gente non sa cosa abbiamo noi”), Colombe, violini e luci che si accendono. Un dolce, lento e ben interpretato messaggio d’amore, ipotetica colonna sonora di un ballo a due, un corpo stretto all’altro.

Tornano Faini insieme a Campedelli per Meraviglioso Addio. Si parla della fine di una relazione, di un allontanamento ma sotto un’ottica diversa che permette di rivedere il tutto e non lasciarsi soffocare dal dolore ma anzi di rinascere letteralmente (”Ho spalancato la felicità, illuminato i giorni senza te”). Non so ballare è il brano “escluso” a Sanremo 2013, una ballad che, ironia della sorte, fino ad ora appare come uno dei pezzi più deboli e meno efficaci -tra sound e interpretazione- ascoltati fino ad adesso, in questo disco. Tornerò ad amare (scritta da Casalino e Verrienti) non si rivolge all’amato ma proprio a se stessa, con la convinzione e la certezza di poter ricominciare a potersi volere più bene (”Tornerò ad amare sì tornerò ad amare anche me, finalmente”). E arriviamo all’ultima traccia, La prima volta. Pianoforte, voce intensa, emozionata, con tatto, delicato, quasi timoroso (alle atmosfere di Arisa in Amami, per intenderci), una ballad che racconta le sensazioni di scoprire l’amore (”Ma come può un nome solo contenerti mai, ora so cos’è l’amore”)

Undici tracce che, per chi ama il pop e la voce di Annalisa, non deluderanno affatto. Anche a livello autoriale non ci troviamo davanti a rime da “Sole/Cuore/Amore” e perfino i pezzi apparentemente più a rischio, sono sufficientemente ben dosati e interpretati dalla voce camaleontica di Annalisa, che spazia dall’emozionante passione dell’ultimo pezzo del disco alla “durezza” di “Spara amore mio”. Ad album ascoltato, c’è una sensazione di occasione sprecata (a livello di canzoni) per la partecipazione a Sanremo. Perché, qui dentro, di pezzi più potenti ce ne sono decisamente. Più di “Scintille” e, soprattutto, di “Non so ballare”.

Voto: 7-

 

di Alberto Graziola

Articolo tratto da http://www.soundsblog.it

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