Annalisa Scarrone, “Nali”: la recensione del primo album della finalista (e vincitrice?) di “Amici”
Nali, la recensione del disco di esordio di Annalisa Scarrone
Annalisa Scarrone è solo un nuovo “prodotto” di “Amici“? È con l’album d’esordio “Nali” che la finalista del talent show di Canale 5 tenta la sua scalata verso il successo nel mercato discografico italiano.
Una popolarità, la sua, non imposta dalla tv ma riconosciuta dal pubblico che vede nella cantante di origini liguri uno dei nomi più promettenti del momento.
Il disco, sotto produzione Warner Music, propone (a differenza dei soliti EP) 9 brani, più un pezzo live e un acustico scritti principalmente da due autori che conosciamo molto bene: Federica Camba e Roberto Casalino, gli stessi nomi che hanno dato lustro alle vincitrici degli scorsi anni, Alessandra Amoroso ed Emma Marrone. In più c’è Dario Faini, autore tra gli altri di Marco Carta.
Cosa succede di strano questa volta? Succede che il pubblico di Annalisa non è fatto di giovanissime in cerca di emozioni caricaturali, ma è composto da ascoltatori più esigenti.
La sensazione generale alla quale ci accodiamo, è che questo primo album sia un antipasto piacevolissimo di qualcosa di grande, che però deve ancora arrivare.
Lo hanno detto tutti fin dal primo giorno: la sua voce è un misto sapiente tra una Mina giovane e una Meg ultima maniera (il singolo “Solo” è talmente sull’impronta della ex 99 Posse che sembra una cover), ma la realtà è che il suo canto ha una naturalezza e uno spirito che oggi nessuna delle due artiste, per certi aspetti, possiede più.
Fin dal primo brano “Giorno per giorno“, ci si accorge che il suo esordio è più maturo degli altri.
In “Cado giù” sorprende con un finale rock che è assolutamente alla sua portata. E si alternano poi tracce in cui l’impronta dei suoi autori è percepibile e per questo rassicurante, anche se in un paio di casi si cade in qualche evitabile assonanza.
Annalisa Scarrone per "Amici" - Credits: Warner Music
“Questo bellissimo gioco” - ad esempio - il brano con il testo più bello del disco insieme a “Inverno“, è di un’Alessandra Amoroso che canta con voce diversa. Strofe ricche di emozione, certo, ma con un paragone artistico troppo vicino e facilmente riconoscibile.
Il lavoro forse andava snodato - nel suo concept - dal primo singolo scritto dalla stessa Scarrone - il già citato “Solo” - che nel testo esprime un’autoironia particolare e un intelligenza giocosa su cui si doveva puntare con più forza.
Non c’era bisogno, per fare un esempio, della romantica “Brividi“: confonde le idee su questa ragazza con così tante frecce al suo arco, così diverse rispetto all’usato garantito del passato. Di successo, ma già usurato.
Lasciamo fare a ognuna di queste nuove leve della musica pop il proprio percorso, magari con qualche piccolo tentativo di apertura ad altri autori giovani, lasciando convivere elementi che diano sì sicurezza e solidità ma che possano preparare il terreno anche a qualche innocente prova di coraggio.
Quello che vorremmo poter consigliare ad Annalisa per il futuro è di osare, osare e osare di più. Cento volte osare.
Il pubblico che la segue è già pronto ad accogliere qualcosa di più elaborato ed innovativo. E secondo noi, visto che ha una gavetta musicale spaventosa ed è pure laureata in Fisica, è pronta pure lei.
Alessandro Alicandri