Annalisa, svolta elettronica con il nuovo album 'Se avessi un cuore': quello che ho sempre voluto fare'

Ultima modifica: 22 Maggio 2016

 

A poco più di un anno di distanza dall'uscita di "Splende", Annalisa torna con un nuovo album di inediti, il quinto della sua carriera. Il nuovo disco della cantautrice savonese si intitola "Se avessi un cuore" ed è stato anticipato da "Il diluvio universale" (presentata in gara al Festival di Sanremo 2016) e dall'omonimo singolo: al suo interno sono contenute 12 canzoni tutte scritte da Annalisa (che talvolta si è avvalsa dei suggerimenti di altri autori: "Però le storie sono le mie, le idee sono le mie", precisa lei) e prodotte da Fabrizio Ferraguzzo, Luca Chiaravalli, Diego Calvetti e Simone Mace, dj e producer con sede a Milano. Il filo conduttore di "Se avessi un cuore" è un gusto per la musica elettronica: "Mi sento totalmente rappresentata da questo disco, è quello che ho sempre voluto fare", dice la cantautrice, "nel corso degli anni ho fatto quasi un disco all'anno: avevo l'entusiasmo di arrivare a questo punto e non è stato semplice arrivarci, da dove sono partita. È esattamente quello che bisognerebbe aspettarsi da me".

Hai studiato canto jazz, ti sei cimentata con il pop e ora ti confronti con l'elettronica. Qual è la vera Annalisa?
"La vera Annalisa è ovunque, in tutte le cose che ho fatto. Dal mio punto di vista, chi si approccia alla musica con onestà e intensità lo fa in questo modo: approfondisce, si informa, impara e si lascia incuriosire dalle varie possibilità che la musica ti dà. Io la musica la vivo come una, ogni cosa che ho fatto è stata fondamentale: se non avessi studiato con una jazzista, non canterei come canto e non scriverei come scrivo. Se non mi fossi lasciata 'emozionare' da un certo tipo di mondo pop, ora non avrei l'esigenza di dire certe cose, che invece è l'esigenza che ho quando scrivo. Contemporaneamente ho ascoltato tanta musica, continuo ad ascoltarla e quella che ascolto è affine al mondo sonoro che ho scelto per 'Se avessi un cuore', quello al quale ho sempre aspirato".

C'è un artista o un gruppo in particolar modo al quale ti sei ispirata per questo nuovo album?
"Io parto sempre dalla scrittura: quello che dico e che voglio raccontare è il contenuto, perché trovo che il contenuto - non banale - faccia la differenza nel momento in cui si ascolta tanta musica spesso un po' omologata. Nel momento in cui scrivo cerco di dare la mia impronta e la mia peculiarità a quello che faccio. La scelta sonora arriva da un gusto mio: non c'è stato un artista al quale mi sono ispirata, ce ne sono stati tanti che ho ascoltato nel corso degli anni e anche più recentemente. Sicuramente il pop americano: parliamo di Katy Perry, Lady Gaga, Rihanna, decisamente Sia. Ma c'è anche altro: c'è la ricerca della struttura nuova della canzone che magari ritrovi in Flume, un dj giovanissimo che secondo me ha portato tanta innovazione, ultimamente, anche collaborando con Lorde. Ci sono le band che ho sempre ascoltato, come i Depeche Mode: sono stati i maggiori esponenti del mondo elettropop dagli anni '80 in poi. Non c'è un'ispirazione precisa, c'è un po' tutta questa roba. È un mondo elettronico legato a varie epoche: in tutto ciò, però, ho cercato di tirare fuori il mio mondo e andando avanti proseguirò in questa strada".

Quando hai iniziato a lavorare alle nuove canzoni?
"Dopo 'Splende' ho continuato a scrivere, non mi sono mai fermata: ho scritto mentre facevo promozione ed ero impegnata con il tour. Ho l'esigenza di continuare a comunicare e, dunque, a scrivere: anche adesso avrei voglia di mettere altra roba nel calderone, ma devo aspettare. Non c'è un momento in cui mi fermo e dico: 'Adesso scrivo'".

Si era parlato di un tuo disco elettropop già nel 2014, poi nella produzione subentrò Kekko Silvestre dei Modà e - come lui stesso ha raccontato - la produzione prese tutta un'altra direzione: ne venne fuori "Splende". Era "Se avessi un cuore" il disco che avresti voluto pubblicare due anni fa?
"Io ho sempre spinto in questa direzione e lo avevo fatto anche nel 2014. Poi, però, ci siamo resi conto - giustamente, sottolineo - che magari non era ancora il momento, ci voleva ancora un passo intermedio. Il passo intermedio è stato 'Splende': con Kekko abbiamo trovato la giusta formula per quel momento della mia carriera".

Le canzoni di "Se avessi un cuore" come sono nate? Quante erano rimaste chiuse in un cassetto e quante sono state scritte recentemente?
"Dentro 'Se avessi un cuore' ci sono canzoni che ho scritto recentemente, altre che ho scritto molto recentemente e altre ancora che avevo tenuto nel cassetto, come 'Uno' e 'A cuore spento': aspettavo il momento giusto per pubblicarle e questo momento è arrivato con 'Se avessi un cuore'. Alcune canzoni sono già scritte in un ordine di idee che ti porta verso l'elettronica, nel senso che sceglievo di usare un accordo invece che un altro, o meglio di non usarlo: nell'elettronica la gamma armonica non è così varia come è invece nel pop melodico e già questo ti condiziona".

Per la prima volta in carriera, tutti i brani contenuti nel disco portano la tua firma.
"Ho sempre lavorato per raggiungere questo punto: scrivere il mio disco da sola. L'ho fatto sicuramente collaborando e ascoltando il punto di vista di altri autori (Davide Simonetta, Andrea Bonomo, Francesco Sighieri, Alessandro Sappino, Lapo Consortini, Emiliano Cecere, Saverio Grandi, oltre che gli stessi produttori, ndr). Però le storie sono le mie, le idee sono le mie. In questo disco ci sono tutte canzoni mie di cui ho scritto il testo, la melodia e l'armonia e che poi ho migliorato, 'ottimizzato' con altri autori e in alcuni casi anche con quello che è stato il produttore del pezzo: questo ti individua nel calderone e nella totalità di tutte le canzoni che vengono proposte e passate in radio. Se tu fai un lavoro di questo tipo ti differenzi, altrimenti ti confondi".

Il disco contiene anche una collaborazione con Dua Lipa, che ha scritto "Used to you", presente anche nella versione in italiano, "Potrei abituarmi". Vi siete incontrate di persona o è stata una collaborazione nata "a distanza"?
"Ci siamo incontrate qui in Italia, negli uffici della Warner, stavamo facendo entrambe promozione. Ci hanno presentate, abbiamo chiacchierato come se fossimo amiche di vecchia data. Da questa sintonia è partita l'idea di fare qualcosa insieme: lei mi ha fatto avere 'Used to you', un brano composto insieme al suo team di scrittura. Mi è piaciuto, così ho riadattato il testo in lingua italiana e abbiamo trovato un mondo sonoro consono al mio progetto. Lei è stata felice, perché non aveva mai dato una sua canzone ad un'altra interprete".

Nel 2013 una tua canzone era stata inserita all'interno della colonna sonora di un film olandese, lo scorso anno hai collaborato con Tony Hadley e adesso con Dua Lipa: ci sarà un lancio internazionale?
"Mi piacerebbe tanto. Anche perché, insomma, chi ama la musica ambisce a far in modo che la propria arrivi il più lontano possibile".

Hai presentato ai tuoi fan alcune delle nuove canzoni nelle prime date del tour, a Crema e a Milano. Come ti è sembrata la risposta del pubblico?
"Alla data zero ero molto concentrata ma ho visto la gente divertirsi e alzarsi in piedi: sono contenta. Adesso mi riservo di vedere cosa succederà a Roma (dove la tournée farà tappa domani, giovedì 19 maggio). Ma le premesse mi sembrano buone".
 

 

Articolo tratto da http://www.rockol.it

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